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COMUNICARE ASCOLTANDO: empatia, comunicazione e sport

Nel mio ultimo post si è parlato di comunicazione e, in particolare, di comunicazione “ottimista” e “pessimista” in relazione allo stile esplicativo che scegliamo di utilizzare. Esistono molti modi per descrivere un evento che ci è capitato e la scelta del modo può avere un grosso impatto su di noi.

A questo punto, però, va fatto un distinguo:

Pensare che parlarsi in maniera ottimista significhi dirsi sempre “va bene” quando sia la nostra testa che il nostro corpo non sono d’accordo è un errore di valutazione e di coerenza rispetto al nostro vissuto.

Spesso è facile confondere l’ottimismo, vedendolo come un’ incrollabile fiducia nel futuro. In parte è così, ma bisogna ricordarsi che essere ottimisti significa soprattutto prendere contatto con i propri pensieri e le proprie emozioni, dichiarandole ed analizzando la situazione in cui siamo. Una volta fatta questa analisi l’ottimista si chiede quali siano le risorse che può mettere in gioco per agire nella situazione in cui si trova.

L’ottimismo, visto così, è uno stile di pensiero caratterizzato da una gran consapevolezza e da una grande capacità di ascolto di sé stessi. A ben vedere, tuttavia, noi oltre a parlare con noi stessi interagiamo anche con gli altri raccontando loro le nostre avventure di vita. Quando una persona sceglie di parlarci, da parte sua, c’è una scelta importante, quella di fidarsi di noi. Ecco perché, oltre ad ascoltare noi stessi, è fondamentale saper utilizzare questo ascolto anche nei confronti degli altri.

 

COMUNICARE È ASCOLTARE

Lo Sport, come la vita, è interazione con gli altri (siano essi compagni, avversari, allenatori, famigliari, arbitri, ecc…). Quantità e qualità di questa interazione possono influenzare molto il clima che si crea in un contesto sportivo.

L’atto di interagire per noi, istintivamente, viene collegato al comunicare, al parlare, al dichiarare all’altro. Tuttavia, per comunicare in maniera efficace, è importante sfatare subito questo mito.

COMUNICARE È ASCOLTARE!

Quando comunico, infatti, il mio lavoro di comunicatore diventa quello di controllare se il messaggio che ho mandato è stato chiaro. Per comprendere questo l’unica cosa che posso fare è mettermi in ascolto del mio interlocutore e delle sue espressioni facciali, delle sue posture e dei feedback che mi restituisce.

 

EMPATIA ALL’ASCOLTO

Noi siamo tutte persone diverse quindi, come anticipato, una buona comunicazione parte da un buon ascolto dell’altro, dalla comprensione di quello che sente davvero.

Giocare di squadra, allenare, affrontare insieme un momento di difficoltà sono tutti lavori in cui le persone, mantenendo la loro individualità, devono venirsi incontro comunicando ed ascoltandosi. In certi casi il ruolo (coach-atleta per esempio) guida questa comunicazione (coach parla-atleta ascolta), ma siamo sicuri che sia sempre e davvero così?

In questa cornice assume una chiave fondamentale la capacità di ascoltare essendo empatici, ovvero cercando di capire come si sentano gli altri, mettendosi nei loro panni ma mantenendo dei buoni confini.

 

COME HAI FATTO A NON CAPIRE? ERRORI COMUNI

La realtà, purtroppo, rispetto ad un ascolto attivo e fatto di comprensione del punto di vista dell’altro, può risultare molto diversa. Pensate a quante volte vi sembra di non essere capiti o di non riuscire a capire e comunicare con le altre persone. Molti possono essere gli ostacoli comunicativi nelle orecchie di chi ascolta, provate a vedere se ne trovate alcuni nei quali vi riconoscete.

Spesso, può capitare che durante uno scambio chi ascolta:

  • interpreti secondo il SUO punto di vista, senza mettersi nei panni dell’altro (es. io credo che mio figlio è triste perché non ha giocato, ma magari è triste perché la sua squadra ha perso).

 

  • Interpreti in base a pregiudizi. Pensiamo ad un ragazzo che decide di non ascoltare un allenatore perché pensa che il coach ce l’abbia con lui. Oppure ad un coach che non ascolta un atleta perché lo reputa un poco di buono o uno sfaticato.

 

  • Dia giudizi su chi sta parlando. (es. “Questi discorsi sono da bambino”)

 

  • Stia già pensando alla risposta, senza ascoltare quindi con attenzione quello che viene detto.

 

  • Dia consigli o ordini quando in realtà la persona che parla ha bisogno di sfogarsi o di condividere qualcosa con noi.

 

  • Contesti quello che viene detto. (es. un genitore che dice ad un figlio che la sua preoccupazione per lo sport è cosa di poco conto, oppure dirgli che ha sbagliato tutto.)

 

  • Cambi argomento rispetto a quello che viene detto. Magari buttandola sul ridere, cosa che non sempre e non con tutti è efficace.

 

ORECCHIE APERTE! CONSIGLI PER UN ASCOLTO EFFICACE

Che fare quindi?

La comunicazione si fa ardua, soprattutto se consideriamo che in ambito sportivo la maggior parte degli scambi comunicativi avviene in situazioni caotiche, ricche di tensione e con tempi ristretti.

Sembra paradossale, ma proprio queste difficoltà possono essere elementi che dovrebbero aiutare ad ascoltarsi con maggiore efficacia:

  • Usare le domande. Chiedere è il miglior modo per capire cosa vuole dirci qualcuno e per sintonizzarsi con lui/lei. Pensate ad atleti che, a match in corso o nei ritagli di tempo, si confrontano con i loro allenatori.

 

  • Far finire di parlare. Dare il tempo all’altro di esprimersi permette di avere a disposizione più informazioni possibili.

 

  • Rispettare le parole altrui. Quello che ci sta dicendo una persona, per quanto possa sembrarci assurdo, per lui/lei è vero. Partire da questo può aiutarci a metterci nei suoi panni e, in caso di incomprensioni ricordiamoci che basta chiedere.

 

  • Ascoltare le sue emozioni. Cogliere lo stato emotivo (tono di voce, ritmo della parlata, sguardo ed espressione del viso, ecc…) di chi parla ci può aiutare a capire come comunicare. Può essere che una persona agitata, infatti, necessiti di calma mentre, viceversa, una persona un po’ spenta senta il bisogno di una scossa.

 

  • Prendersi del tempo. Non tutti i discorsi hanno bisogno di una risposta, o per lo meno non tutti di una risposta immediata. Una volta ascoltato, quindi, prendersi del tempo per riflettere su quello che è stato detto può essere utile per rielaborare le informazioni raccolte fino a quel punto.

 

  • Concentrarsi sui fatti. Una volta un allenatore mi ha detto che quando mi urlano contro devo fare entrare l’urlo, trattenere nella mia testa il quello che mi serve per migliorare, e fare uscire tutto il resto dall’altro orecchio. Questo filtro sul concreto è un trucco molto efficace per evitare di cadere in interpretazioni o giudizi.

La comunicazione è un aspetto davvero complesso, soprattutto, come detto, in contesti sportivi. Proprio per questo ascoltare i propri giocatori, ascoltare i propri figli, ascoltare i propri allenatori, ascoltare i propri compagni in maniera efficace può fare, alla lunga, una grande differenza all’interno di una squadra o della relazione tra un atleta e un allenatore o tra un atleta e la famiglia per esempio.

Ascoltare ci permette di essere consapevoli e coinvolti nel contesto in cui ci troviamo.

Più siamo coinvolti, più riusciamo a gestire e a performare in maniera efficace.

 

Ascoltando noi stessi e ascoltando gli altri scopriamo noi stessi e scopriamo gli altri, trovando risorse e soluzioni che in precedenza, chiusi nei nostri punti di vista, non avremo mai pensato potessero esistere.

 

 

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