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ESPERIMENTI SILENZIOSI: l’ovvio che torna di moda

In uno dei recenti allenamenti che ho svolto con la squadra di basket che seguo in questa stagione ho provato a fare un piccolo esperimento. Dopo il riscaldamento, abbiamo svolto un torneo a 4 squadre, 4 contro 4, unica regola: giocare senza palleggio. Le partite duravano 10 minuti l’una.

A metà di ogni partita ci siamo presi un time-out di gruppo per discutere di quali fossero gli aspetti del gioco che stavano andando meglio e quali, invece, erano da migliorare.

Il time-out era condotto dagli atleti che, su mia esplicita richiesta, dovevano esprimersi rispetto a cosa stesse funzionando e a cosa era da sistemare.

 

LE PARTITE

Nel corso di svolgimento di questo piccolo torneo interno siamo, ovviamente, arrivati alle finali. Anche in questo caso, a metà partita, è stato fatto il time-out.

Stavolta al posto del time-out di gruppo, invece, erano le singole squadre a gestirsi in autonomia il proprio minuto. Erano sempre gli atleti a definire la strategia della loro squadra in relazione a quelli che, in quel preciso momento, erano i loro obiettivi.

Il torneo si è quindi avviato alla conclusione con 4 squadre che si sono date battaglia nella ricerca di mettere in atto la strategia che si sono date.

 

RIFLESSIONI FINALI

Alla fine del torneo ho dato alle squadre qualche minuto per fare un recap delle partite appena concluse. All’interno di questa sintesi ogni giocatore doveva dire ad ogni proprio compagno:

  • qualcosa in cui era stato particolarmente bravo
  • qualcosa in cui era stato particolarmente inefficace

Quando ho chiesto a tutti come è andata questa esperienza di dialogo di gruppo le risposte che mi sono arrivate sono state davvero interessanti, in quanto molti atleti hanno detto di aver:

  • apprezzato molto i consigli dei compagni
  • fatto bene qualcosa di cui nemmeno si erano resi conto
  • scoperto risorse nei propri compagni ed in sé stessi
  • accettato meglio, rispetto al solito (ovvero quando parlo io…), certi consigli perché, arrivando da molte persone, dovevano per forza essere reali

 

L’OVVIO CHE FA LA DIFFERENZA

Cosa ho potuto imparare da questo esperimento?

  • È importante, nella costruzione di una squadra che voglia definirsi tale, favorire e incoraggiare la comunicazione tra i suoi componenti. Solo stimolando la comunicazione si può migliorare la comunicazione.
  • È importante creare condizioni tali per cui i componenti di un team si rendano conto e riconoscano l’importanza e le capacità di ognuno
  • È importante lasciare agli atleti la possibilità di definire dei loro obiettivi, oltre a quelli di squadra e dati dall’allenatore
  • È fondamentale ricordare sempre agli atleti le proprie risorse e capacità, sono i loro strumenti per uscire dalle difficoltà
  • La percezione degli atleti è talmente soggettiva che dobbiamo ingegnarci per avere più strumenti in grado di aiutarli a riconoscersi, sia nei pregi che nelle aree di miglioramento. Vedersi attraverso gli occhi dei compagni, in questo caso, è servito a rinforzare alcune mie correzioni che faticavano ad arrivare.
  • Creare situazioni in cui un atleta diventi più consapevole di sé stesso è necessario se vogliamo allenare individui pensanti piuttosto che macchine esecutrici
  • Stimolare l’autonomia, accettando i rischi e gli errori del caso, è un processo importante di crescita per individui e team di lavoro

Lette così appaiono ovvietà e concetti quasi retorici.

Il fatto è che senza questo esperimento io non mi sarei ricordato e non avrei lavorato su aspetti così ovvi e scontati.

Il fatto è che senza questo torneo i ragazzi non avrebbero potuto riflettere sulle cose che, poi, loro stessi mi hanno detto (e che avete potuto leggere sopra).

Il fatto è che, guardando i ragazzi giocare in silenzio, mi sono accorto di quanto:

  • fossero coinvolti in quello che stavano facendo
  • parlassero molto di più rispetto al solito
  • parlassero di più rispetto a quando io dico loro di parlare
  • fossero più collegati e si aiutassero di più

 

SILENZI EFFICACI

A volte farsi da parte e stimolare le risorse degli altri può dare modo a queste risorse di emergere.

Paradossalmente, in questi casi, riusciamo anche ad ottenere risultati migliori di molte altre volte in cui abbiamo la pretesa di cambiare le cose grazie alle nostre direttive. Dopo essermi sgolato e scervellato per fare in modo che i ragazzi che alleno comunicassero durante il gioco ho ottenuto, ironicamente, quello che desideravo nel momento in cui mi sono fatto da parte.

Consapevolezza, comunicazione, ascolto, obiettivi possono sembrare cose semplici, scontate. Aleggiano in molti discorsi che si fanno tra allenatori, genitori, dirigenti. La realtà è che oltre ad essere discorsi sono aspetti molto pratici, allenabili e che aiutano gli atleti a crescere sotto ogni punto di vista.

Vale sempre la pena di fare qualche esperimento.

L’ovvio è quello che non si vede mai finché qualcuno non lo esprime con la massima semplicità.

Kahlil Gibran, Sabbia e spuma, 1926

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