Attualmente in Brasile si stanno svolgendo i mondiali di calcio, competizione dalle caratteristiche psicologiche particolari dal momento che, come altri eventi sportivi, assegna un trofeo in un tempo relativamente breve rispetto ai vari campionati nazionali. Moltissima è la pressione e basta sbagliare poco per essere eliminati ottenendo un risultato negativo. Abbiamo visto la Spagna campione del mondo uscente essere eliminata al primo turno, come la nostra Nazionale ed altre nazionali blasonate venire eliminate anzitempo.
La domanda che si pone in questi casi è: come si affronta un risultato negativo simile?
La risposta è: dipende dall’obiettivo di partenza. Appare chiaro che alcune nazionali abbiano avuto l’obiettivo di vincere il Mondiale, tuttavia per loro qualcosa è andato storto. Come si riparte dopo un risultato negativo? Esiste una strada migliore per arrivare ad un risultato? Molte volte ci poniamo questa domanda come lavoratori, come sportivi, come persone. Infatti anche le nostre vite lavorative e non sono fatte di obiettivi, risultati, momenti positivi e negativi.
Se dovessimo immaginarci in una mappa quindi, quale sarebbe la strada migliore per arrivare da un punto A ad un punto B?
Nel lavoro, ed anche nello sport, spesso chi sta sulla mappa va alla ricerca dei cartelli stradali che indicano “B” e, nel caso di un bivio, controlla quale sia la strada che consente di arrivare prima, ovvero quella più corta.
Ma siamo sicuri che funzioni realmente così?
In psicologia dello sport quando si parla di obiettivi, ovvero della meta cui aspiriamo, bisogna fare una importante distinzione tra obiettivi:
- DI PERFORMANCE: il mio obiettivo è mettere in atto una serie di comportamenti ed azioni, indipendentemente dal risultato (es. correre i 100 metri entro un certo tempo [proprio record personale]).
- DI RISULTATO: il mio obiettivo è quello di mettere in atto una serie di comportamenti direttamente collegati al raggiungimento di un risultato (es. vincere una gara di 100 metri).
Qual è la differenza tra questi due tipi di obiettivi?
Immaginiamo di avere appena corso la gara dei 100 metri per la quale vi siete allenati. Dopo la corsa guardate il vostro tempo e scoprite che avete battuto il vostro record personale, piazzandovi al 4° posto.
L’obiettivo di performance è stato raggiunto. Certo, non avete vinto, eppure la strada intrapresa è quella giusta, vedete un obiettivo più vicino da battere, ed è proprio il vostro tempo, una cosa che dipende in larga parte da voi. C’è soddisfazione, vi sentite efficaci e contenti di aver raggiunto un certo livello.
L’obiettivo di risultato non è stato raggiunto. Nessuna vittoria e nessuna medaglia, qualcun altro (che non potete controllare) ha fatto meglio di voi, siete delusi nonostante abbiate battuto un vostro record. Volevate vincere eppure qualcun altro ha fatto meglio di voi, tutte le ore di allenamento non sono servite a raggiungere il vostro obiettivo.
Come si può vedere si tratta di due modi di vedere la situazione completamente diversi che portano con sé riflessioni altrettanto differenti. Mentre l’obiettivo di performance è centrato sulla persona e sulle risorse che essa può sviluppare, gli obiettivi di risultato si concentrano solo ed esclusivamente sulla classifica finale.
Numerose ricerche hanno ormai dimostrato come ragionare su obiettivi di performance porti, sul lungo periodo, a risultati migliori non solo nel mondo sportivo. Avere un obiettivo di performance infatti aiuta a:
- Restare concentrati su sé stessi e su quello che si deve fare.
- Mantenere un buon livello di motivazione.
- Pianificare meglio i propri obiettivi.
- Affrontare in maniera più costruttiva gli errori che fanno parte del proprio percorso di crescita.
- Gestire meglio le emozioni legate a ciò che viene fatto.
Logicamente ad alti livelli c’è una gran pressione sui risultati che atleti, squadre o organizzazioni sono in grado di raggiungere, tuttavia anche in questi casi si sentono atleti, allenatori, dirigenti spostare l’attenzione dal risultato alla performance, incitando sé stessi, i propri giocatori o dipendenti a concentrarsi su ciò che devono fare e a dare il meglio di loro stessi.
Avere un obiettivo di performance non è l’unica cosa in grado di farci raggiungere un risultato dal momento che anche porsi degli obiettivi è un’abilità che, se allenata nel corso del tempo, può aiutarci ad arrivare dal punto A al punto B.
Come si pongono gli obiettivi?
L’acronimo inglese S.M.A.R.T. (= intelligente nella nostra lingua) ci suggerisce che un obiettivo, per essere efficace e motivante, deve essere intelligente. Ma come fa un obiettivo ad essere S.M.A.R.T.?
- SPECIFICO: un obiettivo deve essere preciso. Migliorare è un obiettivo troppo vago, migliorare nel servizio fornito ai clienti, migliorare una percentuale di realizzazione ai tiri liberi invece sono esempi di obiettivi specifici.
- MISURABILE: un obiettivo deve potersi misurare. La soddisfazione dei propri clienti e la percentuale dei tiri liberi sono valori che possono essere misurati in maniera oggettiva e quindi dare un’idea del percorso che si sta facendo.
- (Atteinable =)RAGGIUNGIBILE: passare da nessun cliente soddisfatto a tutti i clienti estremamente soddisfatti è particolarmente difficile e poco sfidante, esattamente come pretendere di non sbagliare mai più un tiro libero in tutta la propria carriera. Ecco perché è importante porsi sfide possibili, né troppo facili (demotivano) ma nemmeno troppo difficili.
- RILEVANTE: un obiettivo deve essere qualcosa di rilevante per noi, qualcosa di cui sentiamo l’importanza e che sia un sfida elettrizzante per noi.
- (Time Bounded =)DEFINIBILE NEL TEMPO: un obiettivo deve potersi definire nel tempo. Più precisamente è importante definire obiettivi a breve, medio e lungo termine dal momento che, per esempio, passare dal 50% ai tiri liberi al 90% può apparire come una sfida troppo grande per un giocatore di basket. Se invece si ragiona su piccoli miglioramenti quotidiani e su tappe intermedie (migliorare del 10% a breve termine, del 20% a medio termine e del 30% a lungo termine) è possibile valutare con maggiore chiarezza il percorso che si sta facendo.
Un obiettivo (di performance) intelligente ci aiuta a fare la strada più lunga con maggior motivazione e consapevolezza del viaggio che abbiamo intrapreso e ad affrontare i fallimenti come momenti di crescita e ridefinizione costruttiva di ciò che stiamo facendo.
All’atto pratico, inoltre, porsi un obiettivo intelligente porta la nostra attenzione su CHE COSA SERVE per raggiungerlo, su quali strumenti, quali azioni e quali risorse sono direttamente funzionali al suo raggiungimento.
Ecco perché, tra le nazionali che hanno ottenuto un risultato negativo in Brasile, tra gli atleti e le società che non hanno raggiunto risultati eccelsi e tra coloro che anche dal punto di vista lavorativo stanno faticando la differenza per il futuro verrà fatta dai propri obiettivi e dalla capacità di ridefinirne i dettagli con intelligenza e col coraggio di ragionare oltre il risultato ed in funzione della performance!