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CONSAPEVOLEZZA E SPORT: alla scoperta di una competenza

LA CONSAPEVOLEZZA DEL MAMBA 

Kobe Bryant nel suo libro “Mamba Mentality” racconta di come nei riscaldamenti prepartita avesse una serie di movimenti che era abituato a ripetere (routine). Ad alcuni movimenti che si ripetevano ogni volta se ne aggiungevano altri che, in base alla partita ed agli avversari, potevano essere utili. Bryant racconta che non aveva un numero fisso di ripetizioni per movimento, ma che era solito ripetere ogni gesto fino a quando non si sentiva “sicuro” a livello fisico e mentale. Il suo racconto è un ottimo esempio di consapevolezza messa in pratica. Consapevolezza è una parola che viene utilizzata spesso in ambito educativo e formativo.

Ma che cosa è? Può essere stimolata, allenata e migliorata nel tempo? A che cosa serve in ambito sportivo lavorare sulla consapevolezza? Scopriamolo insieme. 

 

COSA SI INTENDE PER CONSAPEVOLEZZA? 

Come ci insegna Bryant, la consapevolezza è osservarsi, ascoltarsi ed interrogare sé stess* allo scopo di conoscersi e migliorare sempre più questa conoscenza.  

La consapevolezza di sé è una delle 10 life skills promosse dall’OMS ed è quindi una competenza allenabile e migliorabile nell’intero corso della vita. 

 

CORPO E MENTE AL LAVORO INSIEME 

Anche se il concetto e la definizione di consapevolezza possono sembrare semplici, banali ed intuitivi, i suoi meccanismi interni sono molto complessi ed intrecciati. Mentre viviamo, e quindi anche mentre facciamo attività sportiva, il nostro corpo e la nostra mente sono in continuo e costante dialogo allo scopo di raccogliere informazioni che possano essere utili al nostro benessere.  

Sempre più ricerche mostrano sia meccanismi corporei che informano ed influenzano il cervello che meccanismi cerebrali che informano ed influenzano il nostro corpo creando una connessione ed un’integrazione di informazioni molto fitta. Per un atleta, quindi, è sempre più importante integrare mente e corpo così da costruire al meglio il proprio puzzle interiore. Ma quali sono questi pezzi?  

 

CONSAPEVOLEZZA CORPOREA E PERCETTIVA 

La consapevolezza corporea e percettiva è quella legata al sentire del nostro corpo, è davvero ricchissima di informazioni, come per esempio:  

  • Stimoli ambientali esterni (colori, rumori, voci, odori, oggetti, lo spazio attorno a sé, ecc…)  
  • Stimoli interni (calore, fatica, dolore, sete, tensione muscolare, ecc… Anche la percezione del proprio corpo nello spazio è un’informazione di tipo corporeo e percettivo) 

Queste informazioni sono fondamentali per elaborare una situazione, decidere cosa fare ed imparare a reagire agli stimoli ambientali, come spesso capita nello sport (es. Sento lo sparo dello start e parto, vedo un avversario e cerco di evitarlo, sento chiamare uno schema e so cosa fare). 

In molti casi mi capita di osservare allenatori che si indispettiscono o si arrabbiano perché un atleta non ha capito cosa fare in una certa situazione, ma siamo sicuri che quell’atleta fosse consapevole di dove si trovava? E su quali stimoli si stava focalizzando?  

E se quell’errore servisse proprio a fargli capire meglio la situazione nella quale si trova per comprenderla meglio e saperla “leggere” con maggiore efficacia in futuro?  

 

CONSAPEVOLEZZA COGNITIVA 

Come appena accennato, la consapevolezza corporea nello sport ci da un sacco di informazioni da utilizzare per trovare la soluzione migliore ai problemi. Queste soluzioni, a meno di reazioni impulsive, sono frutto di un processo di analisi fatta di diversi elementi cognitivi: 

  • Pensieri sulla situazione (es. La trovo difficile da affrontare? La trovo stimolante? La trovo pericolosa? Ecc…) 
  • Pensieri su me stess* (quali sono le mie risorse, i miei punti di forza? Quali sono le mie mancanze, le mie aree di miglioramento? Cosa mi sento capace di fare?) 
  • Pensieri di tipo strategico (in relazione alla situazione ed alle mie caratteristiche quali possono essere le soluzioni più efficaci?) 

Questi pensieri si generano con estrema velocità all’interno del nostro cervello e, proprio per questo, è fondamentale imparare a riconoscerli dal momento che ci possono influenzare. Infatti il semplice pensare “non ce la faccio” può condizionare un atleta nella ricerca di soluzioni ad un ostacolo, ma se non mi accorgo di fare questo pensiero non potrò mai affrontarlo e, di conseguenza, provare a metterlo in discussione. 

 

CONSAPEVOLEZZA EMOTIVA 

Le emozioni sono risposte che si generano nel nostro organismo sia a partire da stimoli cognitivi (come i pensieri) che da stimoli fisici (fame e stanchezza, per esempio, possono indurre nervosismo o altri stati emotivi). Queste emozioni modificano il nostro organismo avendo un impatto sui nostri comportamenti e sulle nostre azioni. Saper riconoscere l’insorgere di un’emozione e saperla e nominare è la base della consapevolezza emotiva. 

PERCHÉ ALLENARE LA CONSAPEVOLEZZA? 

Queste diverse consapevolezze non sono separate tra loro, ma sono integrate, si parlano e possono influenzarsi reciprocamente a seconda delle situazioni dimostrando quanto sia importante, e complesso, imparare a diventare più consapevoli. Maggiore è la nostra capacità di percepire ed integrare tutte queste informazioni, maggiore è la nostra capacità di conoscerci e quindi di essere intenzionali ed efficaci al posto di essere reattivi ed impulsivi. Diventare consapevoli è un percorso difficile che dura tutta la vita, ma nonostante le difficoltà è comunque possibile allenarsi ed imparare a riconoscere il proprio corpo, i propri pensieri, le proprie caratteristiche e le proprie emozioni. Ma a quale scopo?  

In base a quanto detto finora si può intuire l’importanza di allenare la consapevolezza per un atleta (ma anche per un allenatore), infatti, diventando più consapevoli è possibile: 

  • Riconoscere le proprie risorse, i propri bisogni, le proprie motivazioni
  • Pianificare strategie di lavoro coerenti con le proprie risorse, i propri bisogni e le proprie motivazioni 
  • Individuare aree di miglioramento e le strategie migliori per lavorarci sulla base delle proprie caratteristiche 
  • Riconoscere situazioni emotivamente o cognitivamente “pericolose” o stressanti in tempi più rapidi riuscendo ad intervenire prima possibile, senza reagire 
  • Poter mettere in atto strategie di prevenzione dello stress o di situazioni che mettono l’atleta in difficoltà 
  • Riconoscere come si sta (come Kobe Bryant) e, sulla base di quelle informazioni, saper agire intenzionalmente per mantenere o modificare i propri livelli di attivazione psico-fisica con efficacia
  • Gestire momenti di difficoltà in maniera efficace 

Sviluppare una buona consapevolezza di sé è come costruire un manuale di istruzioni di sé stess*, un manuale che è in costante evoluzione ed aggiornamento dal momento che crescendo ed attraverso le esperienze che facciamo cambiamo e con noi cambiano anche le nostre caratteristiche, risorse, motivazioni e bisogni.   

CONOSCI TE STESSO? 

Come detto qualche paragrafo fa, la consapevolezza appare come una questione semplice ed intuitiva. Nella mia esperienza professionale, tuttavia, la consapevolezza è una competenza sulla quale tutt* quant*, anche atlet* evolut*, hanno bisogno di lavorare. È incredibile scoprire quanto atlet* conoscano poco certi aspetti di loro stess* e quanto parlarne gli/le aiuti moltissimo. 

Socrate ci ha dato una bella definizione di consapevolezza tramite la frase: “conosci te stesso”. 

Tornando all’aneddoto iniziale su Kobe Bryant possiamo vedere come lui, durante la sua carriera, sia stato capace di costruire routine efficaci e flessibili proprio a partire dalla consapevolezza di sé stesso.  

E tu: quanto conosci te stesso? 

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