Ho avuto recentemente modo di assistere al Workshop su Sport e disabilità chiamato: Senza Ostacoli.
Oltre ai lavori ed agli interessanti interventi dei relatori presenti era possibile provare varie attività sportive adattate per persone in condizione di disabilità. Da esterno devo dire che è stato davvero interessante notare le difficoltà incontrate dalle persone che provavano lo sport adattato, mentre i ragazzi già abituati a tali discipline riusciva tutto con maggiore facilità.
Nel vedere tutto questo e nell’ascoltare gli interventi dei relatori la domanda che mi è sorta spontanea è la seguente:
esiste davvero uno sport per persone in condizioni di disabilità?
L’impressione da me avuta, anche in relazione alle mie esperienze di lavoro, è che esistano DISCIPLINE SPORTIVE, punto.
Esiste un gioco, con delle regole e delle attrezzature. Esistono discipline con delle caratteristiche particolari che sono in grado di tirare fuori da chi le pratica risorse, magari, in precedenza sconosciute.
Lo sport, quindi, può essere strumento di integrazione solo limitando o, ancora meglio, evitando distinzioni e venendo vissuto da tutti per quello che è, ovvero una grande esperienza di crescita individuale, di gruppo, all’interno della quale ci si confronta innanzitutto con sé stessi, coi propri limiti e con le proprie paure.
Anche le ricerche presentate nella sede del workshop hanno informato la platea presente sul fatto che le persone con disabilità sentono il bisogno di essere trattate con questa brutta parola che è la “normalità”, che, tra le altre cose, quando sperimentata, è in grado di avere effetti positivi sullo sviluppo della persona in termini di fiducia, autoefficacia percepita, capacità relazionali e competenze assimilate.
Sembra ovvio da dire ma il messaggio che ha attraversato l’intera giornata è stato che le persone con disabilità devono essere trattate come persone, anche in ambito sportivo e motorio.
Da qui l’esigenza con la quale ci si è lasciati, di farsi sentire, informare (e spero che questo mio post possa essere d’auto) e formare le persone con maggiore consistenza rispetto a queste tematiche.
Tra gli ostacoli che ci sono da rimuovere, oltre a quelli comunicativi, strutturali, legislativi, quello che ancora resta più difficile da abbattere è quello CULTURALE.
Il lavoro da fare è tanto ma grazie alle dimostrazioni dei ragazzi e delle associazioni presenti sembra davvero possibile crescere e camminare insieme per far si che lo sport possa un giorno essere Senza Ostacoli.