INTRODUZIONE: OSSERVARE DA DENTRO
Phil Jackson, leggendario allenatore NBA, fu, ai tempi dei Chicago Bulls di Jordan e Pippen, uno dei primi allenatori a portare (ad un livello agonistico molto alto) la pratica della meditazione (nello specifico, meditazione Zen). Questa abitudine venne poi replicata anche ai Los Angeles Lakers di Kobe e Shaq. Scopo di questa pratica era quella di offrire ai giocatori uno spazio neutrale nel quale imparare a distaccarsi dalle numerose distrazioni e pressioni sotto alle quali lavora il giocatore NBA. In questo spazio i giocatori potevano, attraverso il respiro, focalizzarsi e concentrarsi su loro stessi (come individui e come gruppo), sulle loro sensazioni e sui loro pensieri. Non è scopo di questo articolo approfondire il vasto tema della meditazione o della mindfulness, ma questo aneddoto permette di iniziare a rispondere ad una domanda che può sorgere avendo letto lo scorso articolo: come si allena la consapevolezza?
L’IMPORTANZA DI OSSERVARE ED ASCOLTARE
Durante la pratica della meditazione, in generale (non me ne vogliano i meditatori e le meditatrici espert*), cerchiamo di creare uno spazio ed un tempo per connettersi con il proprio mondo interiore fatto di:
- Sensazioni fisiche (il ritmo del respiro, l’aria fredda o calda, le tensione del nostro corpo mentre respiriamo, i punti che percepiamo come forti, ecc…)
- Pensieri (è normale che la mente vaghi e che ci vengano in mente diverse cose come lavoro, famiglia, amici, esperienze, ecc…)
- Emozioni (potremmo annoiarci, oppure potrebbe venirci in mente un’immagine divertente, piuttosto che triste o altro ancora)
Attraverso il respiro, quindi, entriamo in contatto con tutto il nostro mondo interiore e, più guardiamo, più diventeremo brav* a vedere.
Ecco quindi le prime due strategie molto semplici, ma estremamente potenti ed efficaci, per allenare la propria consapevolezza: osservarsi ed ascoltarsi!
OLTRE LA MEDITAZIONE: STRATEGIE DI ALLENAMENTO DELLA CONSAPEVOLEZZA
Ma la meditazione è l’unico strumento a nostra disposizione?
Indubbiamente è un ottimo strumento e numerosi sono gli/le atlet* che fanno sempre più ricorso a tecniche di meditazione sia passive (dove ci si mette in ascolto del proprio respiro) che attive (come per esempio Yoga, Tai Chi ma ce ne sono molte altre).
Oltre a tutto questo grande mondo, sul quale è importante documentarsi con consapevolezza (manco a farlo apposta) per trovare ciò che funziona meglio per sé e per le proprie esigenze, ci sono diversi modi attraverso i quali possiamo allenare la nostra consapevolezza da sportivi.
CONSAPEVOLEZZA CORPOREA – cosa sento
- Chiudere gli occhi ed ascoltare il corpo anche solo per 5 respiri tenendo nota delle sensazioni corporee
- Muovere il proprio corpo lentamente e concentrarsi sulle sensazioni che percepite (tensione, rilassamento, carica, scarica, ecc…)
- Muovere il corpo in condizioni diverse percependo le differenze (es. fare un movimento con i muscoli tesi e poi rifarlo cercando di rilassarli)
- Massaggiare alcuni punti del corpo e sentire quale effetto fa il massaggio
- Filmarsi e riguardarsi (sia allenamenti che competizioni) osservando i propri movimenti
- Scrivere o tenere nota degli stimoli (interni o esterni) che mi aiutano a sentire il mio corpo carico al punto giusto
- Utilizzare strumenti tecnologici come il cardiofrequenzimetro (ci sono anche molte app che aiutano a monitorare altri parametri fisici, allo scopo di darci maggiori informazioni possibili)
- Utilizzare strumenti specifici come biofeedback e la realtà virtuale
CONSAPEVOLEZZA COGNITIVA – cosa penso
- Tenere un diario sul quale segnare i propri pensieri prima o dopo un allenamento o una competizione
- Filmarsi e riguardarsi (sia allenamenti che competizioni) cercando di ricordare cosa stavo pensando
- Registrare sul telefono i propri pensieri e poi riascoltarli
- Rappresentare graficamente le proprie capacità, aree di miglioramento, bisogni, motivazioni ed obiettivi
- Descrivere una situazione che mi è successa cercando di mettere maggiori dettagli (chi c’era, che rumori/voci/profumi ecc erano presenti in quella situazione)
CONSAPEVOLEZZA EMOTIVA – cosa provo
- Chiedersi se le sensazioni che percepisco nel mio corpo sono ricollegabili a qualche emozione e come si chiama quell’emozione (es. la tensione che sento nella pancia è rabbia? Tristezza? Paura? O altro)
- Filmarsi e riguardarsi (sia allenamenti che competizioni) cercando di ricordare quale emozione stavo provando in determinati momenti e cosa può averla generata
- Filmarsi e riguardarsi cercando di osservare le proprie reazioni a certi stimoli o situazioni (es. Guardo come reagisco ai feedback del coach durante l’allenamento, che emozione provo e cosa faccio? Gli rispondo, abbasso la testa, mi carico, ecc…)
- Sfruttare le pause durante l’allenamento per chiedersi quali emozioni sto provando in quel momento
- Chiedersi quali emozioni ho provato durante l’allenamento o durante una competizione e cercare di capire in quali situazioni specifiche le ho provate
Chiaramente questi sono solo alcuni degli stimoli o delle piccole azioni che posso fare quotidianamente per allenare la propria consapevolezza. Ce ne possono essere altri ancora.
Inoltre, più diventiamo espert*, più possiamo indagare queste informazioni in maniera integrata senza separare mente, corpo ed emozioni ma diventando consapevoli di questi diversi livelli e delle loro interazioni!
La cosa importante da sapere è che ogni attività di consapevoezza che risulta difficile o che fatichiamo a fare è allenamento della consapevolezza stessa!
Infatti, come i muscoli faticano quando li alleniamo, così faticano anche i nostri “muscoli mentali” quando ricevono stimoli nuovi o che mettono in difficoltà.
STAY HUNGRY, STAY CURIOUS
I suggerimenti elencati poco fa sono piccoli gesti che, se ripetuti, possono fare una grande differenza sul lungo periodo ed inoltre ci raccontano una cosa fondamentale sulla consapevolezza: per allenarla dobbiamo essere molto curiosi di noi stess*. Interrogarsi su di sé allo scopo di conoscersi meglio (e capire come funzionare al meglio) è davvero importante sin dalle età più giovani che nel proseguo della carriera da adult*.
Dettaglio fondamentale è ricordarsi che in questo processo di conoscenza di sé è quello di sospendere il giudizio che, fisiologicamente, si genera osservandosi. È infatti molto facile, osservandosi, giudicare le scoperte che si fanno come giuste, sbagliate, buone, cattive, ecc.. (es. “non dovrei pensare questo”, “se mi sento così è sbagliato e sono debole”, ecc…). Il punto e lo scopo della consapevolezza è conoscere, non giudicare!
Va anche specificato che invecchiare non comporta necessariamente allo sviluppo di consapevolezza, infatti se non cerco di conoscere al meglio i miei funzionamenti posso arrivare ad essere un atleta senior inconsapevole!
Quindi non è del tutto vero che l’esperienza insegna, dal momento che per insegnare deve essere un’esperienza osservata e rivista sotto la lente della consapevolezza e per fare questo ci vogliono curiosità e voglia di scoprire!
PSICOLOGIA DELLO SPORT E CONSAPEVOLEZZA
Visto che ogni persona è unica non ci sono ricette pre-costituite e la strada della consapevolezza è un percorso individuale che può risultare difficile e tortuoso. Può essere quindi il caso di essere accompagnati da uno/una specialista in questo viaggio dentro sé stess*. Oltre ai suggerimenti elencati poco fa, quindi, è importante sapere che in un percorso individuale di Psicologia dello Sport sono molti gli strumenti e le tecniche specifiche che si possono utilizzare per aiutare un atleta ad espandere la propria consapevolezza.
Strumenti, questionari su specifiche competenze mentali, diari di allenamento, tabelle e schemi costruiti ad hoc per indagare aspetti specifici della prestazione sportiva dal punto di vista mentale e soprattutto l’utilizzo di domande esplorative sono inserite in un percorso di scoperta e crescita personale.
Attraverso un percorso in Psicologia dello Sport è possibile canalizzare queste scoperte ed ottimizzare la propria prestazione, sfruttando la competenza della consapevolezza di sé al massimo!
Allenare la consapevolezza di sé è un primo passo fondamentale per poter allenare tutte le proprie caratteristiche da atleta, infatti se non riconosco e scopro su cosa lavorare difficilmente potrò farlo, migliorando e raggiungendo i miei obiettivi.
Se ti interessa conoscere e scoprire come funziona un percorso di allenamento della consapevolezza di sé, lo Psicologo dello Sport può aiutare.
“Dovunque sei, ricordati costantemente di te stesso” (G. Gurdjieff)