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Emozioni: ostacoli o compagni di squadra?

In una prestazione sportiva, come in altri ambiti della vita, capitano dei momenti ricchi di tensione ed emozioni che sentiamo con molta intensità dentro di noi. Quello che sentiamo può dipendere dalla situazione (condizioni esterne), oppure dal significato che noi attribuiamo a quella specifica situazione (condizioni interne).

Indipendentemente dalla loro provenienza, come detto esterna o interna, il concetto fondamentale è che le emozioni sono sempre con noi, in qualità di meccanismo che si è sviluppato nell’antichità, fondamentale per la nostra sopravvivenza.

Oltre ad essere sempre con noi, le emozioni arrivano prima di una nostra elaborazione razionale, rappresentano quindi una sorta di istinto che ci comunica come ci stiamo sentendo in un determinato momento aiutandoci a decidere come comportarci!

Tornando alla nostra prestazione sportiva, si sentono spesso telecronisti, allenatori, dirigenti elogiare atleti/e (o allenatori/allenatrici) che “riescono a rimanere freddi”, “non sentono la pressione”, “hanno il ghiaccio al posto del sangue nelle vene” e tantissime altre espressioni che descrivono queste persone come super donne e super uomini in grado di accantonare la loro sfera emotiva, diventando perfettamente freddi ed esaltandosi in situazioni di grande tensione.

Quello che accade in realtà è piuttosto distante da questa versione “robotica” del nostro lato emotivo.

 

GESTIRE LE EMOZIONI

Tutti proviamo emozioni, siano esse piacevoli o spiacevoli, e quindi la differenza non la fa la capacità di evitare di tenere in considerazione le nostre emozioni, quanto piuttosto la capacità (ed in quanto capacità allenabile e migliorabile) di convivere con esse e gestirle in maniera efficace.

Per poterle gestire è importante, innanzitutto, essere consapevoli del fatto che le stiamo provando, ecco perché rinnegarle o accantonarle non sempre risulta una gran tecnica di gestione. Così facendo, infatti, evitiamo di confrontarci con un lato importante di noi stessi rischiando, molto probabilmente, di finire proprio in balia delle emozioni stesse.

 

UN ESEMPIO

Giorni fa, alla radio, ho sentito un’intervista di Roberta Vinci che raccontava della sua vittoria contro la Williams ai recenti US Open e di un particolare momento durante il match in cui la tennista Italiana ha ammesso di essere veramente tesa. A quel punto ha ammesso di essersi detta di stare tranquilla perché tanto avrebbe perso, quindi gli conveniva pensare solo a giocare.

Il percorso emotivo della Vinci spiega benissimo quello che sto cercando di dire:

  • “Sono agitata” L’atleta prende consapevolezza delle proprie emozioni, addirittura dicendoselo.
  • “Mi sono detta” L’atleta si prende del tempo per affrontare quello che sta sentendo.
  • “Stai tranquilla tanto perdi. Gioca una palla alla volta.” L’atleta con una tecnica (del tutto personale) abbassa il suo livello di tensione troppo alta, con un pensiero (rischioso) calmante, ovvero la certezza della sconfitta.

Dopo questi pensieri Roberta Vinci ha conquistato il game successivo battendo lasciando a 0 la Williams.

Ovviamente non sempre funziona tutto così alla perfezione, ma questo racconto dimostra come l’aspetto psicologico ed emotivo della prestazione sportiva sia una componente determinante da tenere in considerazione anche nella fase di allenamento (pensiamo a coloro che in allenamento rendono alla grande ma che durante una competizione improvvisamente si “inceppano”).

 

 

IL POTERE DELLA PREPARAZIONE

Spulciando interviste di atleti e allenatori è tutt’altro che raro trovare documentazioni di come in certi momenti le emozioni abbiano addirittura aiutato atleti/e ed allenatori/allenatrici a trovare la strada giusta per risolvere situazioni complicate. Nel caso della Vinci è stato divertente scoprire, nel proseguo dell’intervista, come questa gestione emotiva non fosse il frutto di una preparazione mentale specifica poiché anche lei ha ammesso che mai si sarebbe aspettata di vincere il game successivo a 0 dopo aver pensato “tanto perdi”.

Trovo questo aspetto molto interessante perché mi porta a chiedervi, con la giusta dose di provocazione:

“Se una tecnica scelta al momento senza un allenamento mentale ha avuto un effetto simile che potenzialità scopriremmo con una preparazione mentale specifica?”

Le tecniche di gestione delle emozioni sono tante e, come ci insegna Roberta Vinci, sono anche personalizzabili, in quanto ognuno di noi prendendo consapevolezza di sé può trovare strategie proprie, funzionali ed efficaci.

 

RECAP

Provando a riassumere quanto detto finora, è importante ricordarsi che:

  • TUTTI PROVANO DELLE EMOZIONI.
  • LE NOSTRE EMOZIONI SONO SEMPRE CON NOI, E NOI SIAMO SEMPRE CON LE NOSTRE EMOZIONI.
  • LE EMOZIONI ARRIVANO PRIMA DI UNA NOSTRA ELABORAZIONE RAZIONALE.
  • LE EMOZIONI SONO PIACEVOLI O SPIACEVOLI. (Vederle come negative o brutte ci porta ad evitarle, il che è disfuzionale).
  • LE EMOZIONI SONO UN’INFORMAZIONE IMPORTANTE PER NOI E SUL NOSTRO STATO PSICOFISICO.
  • PRENDERE CONSAPEVOLEZZA DI COME MI SENTO AIUTA NELLA GESTIONE DELLE EMOZIONI.
  • LA GESTIONE DELLE EMOZIONI È UNA CAPACITÀ ALLENABILE E MIGLIORABILE (Presente anche all’interno delle Life Skills, ovvero abilità per la vita).
  • IL MODO IN CUI GESTIAMO LE NOSTRE EMOZIONI FA UNA GRANDE DIFFERENZA NEL MODO IN CUI AFFRONTIAMO GLI EVENTI CHE CI CAPITANO.

Quanto detto finora è solo l’entrata nel mondo delle emozioni, un mondo complicato ma che allo stesso funziona in maniera molto semplice, un mondo da scoprire e da allenare per tutti.

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