Sport

Prestagione, Gruppo e Squadra: facciamo un po’ di luce.

Ho sempre immaginato l’inizio di una nuova stagione come qualcosa di molto difficile e stimolante. Volendo provare a descriverlo con un’immagine si potrebbe dire che iniziare la preparazione verso una nuova stagione sportiva è come brancolare nel buio.

Compagni nuovi, nuovi allenatori, cambiamenti societari, avversari diversi creano, di volta in volta, contesti diversi e ricchi di punti di domanda.

Soprattutto negli sport di squadra le variabili aumentano dal momento che molte persone significa molte differenze, diversi obiettivi (non per forza allineati e condivisi) molti confronti e, di conseguenza, molti potenziali scontri in grado di condizionare addirittura un’intera stagione.

La costruzione di un gruppo forte, unito e compatto diventa quindi un ingrediente fondamentale per costruire le fondamenta di un percorso di successo.

Ogni anno ci sono squadre che, dopo una preparazione brillante e senza intoppi, rendono al di sotto delle aspettative ed altre che invece, dopo un inizio stentato o deludente, sono in grado di tirare fuori il massimo, sorprendere e sorprendersi.

Il prestagione non è una scienza esatta e, brancolando nel buio è facile colpire qualche spigolo scambiato per un appiglio. Ecco perché è importante cercare, dove possibile, di fare un po’ di luce, in modo da rendere questo cammino di squadra più chiaro possibile.

L’allenatore, in questo processo, ha un ruolo molto delicato dal momento che, prima di pensare a tecniche e tattiche, deve fare in modo che tutti gli atleti lo seguano con fiducia e imparino a fare squadra remando tutti nella stessa direzione.

Per fare luce all’interno del lungo cammino di una stagione è fondamentale quindi pianificare e preparare, oltre ai carichi di lavoro e alle sedute di allenamento, anche l’aspetto mentale.

  • CREARE CONDIVISIONE DI VALORI. Ogni persona facente parte della squadra porta con sé storie e vissuti personali che lo fanno credere in certi valori. Fare in modo che questi valori vengano a galla favorisce conoscenza, confronto e comprensione all’interno del gruppo. Conoscersi e capirsi probabilmente possono essere visti come elementi che non cambiano molto la prestazione, ma in momenti di difficoltà fa una grande differenza.

 

  • INDIVIDUARE DEI VALORI DI SQUADRA. All’interno dei valori emersi allenatore e squadra devono investire su quelli in cui credono maggiormente per camminare sullo stesso terreno e parlare la stessa lingua.

 

  • CREARE DELLE REGOLE A PARTIRE DAI VALORI. Una volta stabilito il terreno comune diventa opportuno stabilire come si cammina. Le regole sono un affare solitamente esclusivo dell’allenatore, ma non è detto che debbano arrivare soltanto da lui. Infatti è possibile che membri della squadra provenienti da altre realtà conoscano o abbiano appreso delle ottime regole durante la loro esperienza. Tali regole possono quindi essere d’aiuto anche in gruppi diversi.

 

  • COMPRENDERE LE DIVERSE LEADERSHIP PRESENTI ALL’INTERNO DELLA SQUADRA. La leadership univoca all’interno di un gruppo è qualcosa di raro da trovare. Esistono infatti diversi tipi di leader (leader in campo, leader in spogliatoio, leader emotivo, leader tecnico, leader emergente, ecc…) tutti quanti funzionali e legati al benessere della squadra. Individuare queste persone per un allenatore è fondamentale per comprendere potenziali ruoli e dinamiche relazionali da gestire sia in prestagione che nel corso della stagione stessa.

 

  • DARE UN OBIETTIVO PRECISO ALLA SQUADRA. I valori sono importanti se sono utilizzati come strumenti per arrivare verso un obiettivo chiaro e ben definito, importante per tutti i componenti della squadra. Da questo punto di vista è importante sapere che gli obiettivi di performance (legati ovvero al “Cosa faccio in campo”) funzionano meglio rispetto a quelli di risultato (legati alla classifica o al singolo risultato).

 

  • ESSERE ONESTO E COERENTE CON IL GRUPPO E CON I SINGOLI. Essere onesto significa dire in maniera chiara cosa l’allenatore si aspetta che gli atleti facciano ed essere preciso nel richiederlo. Fare sfuriate in cui, in preda alla rabbia, si insultano giocatori e spogliatoio non è essere onesti, ma piuttosto farsi trasportare da un’emozione spiacevole che, alla lunga, genera soltanto frustrazione in chi la subisce. Bisogna quindi anche imparare ad arrabbiarsi con onestà!

 

  • EVIDENZIARE LE CRITICITÀ. Uno dei rischi della preparazione è quello di giustificare (carichi di lavoro, momento della stagione, ecc…) determinate criticità presenti all’interno della squadra pensando che si risolveranno da sole durante il corso della stagione. Parlare di queste criticità con onestà e spirito propositivo sin da subito permette invece al gruppo di crescere e di vedersi come capace di adattarsi e migliorare.  

 

  • PARLARE DI DIFFICOLTÀ. Partiamo da uno dei punti precedenti: essere onesti. Nel cercare di esserlo bisogna ammettere che una stagione nasconde dentro di sé molte difficoltà e tanti momenti di frustrazione o delusione (mancanza di risultati, cattivi momenti di forma, infortuni, tensioni, ecc…). Lavorare come squadra per gestire questi momenti senza farsi condizionare o addirittura imparando da essi, fa una differenza abissale tra un gruppo che si sfalda ed uno che, invece, rimane costante e unito. Da questo punto di vista una preparazione che comprenda al suo interno momenti volutamente difficili può diventare uno stimolo per lavorare sulla resilienza della squadra.

Come detto, il prestagione non è una scienza esatta, ma è una fase molto delicata nella vita di un gruppo che, prima di poter pensare a qualsiasi tipo di prestazione o risultato, deve diventare squadra.

Avere una squadra allenata fisicamente, capace tecnicamente e preparata tatticamente molte volte non è sufficiente per raggiungere gli obiettivi che si hanno o che vengono dati. Ecco perché, ad ogni livello, la preparazione di inizio stagione deve essere anche mentale.

 

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