Lavoro Sport

LA SCOMMESSA DEL TALENTO: un gioco consapevole

Ogni volta che sento parlare di “Talento” (lavorativo, sportivo, artistico, ecc…) come un qualcosa di impalpabile che una persona “ha o non ha” penso subito ad una slot machine piena di soldi da vincere grazie a una combinazione casuale di simboli. Il talento, secondo me, sta rischiando di diventare una sorta di scommessa attraente, qualcosa al di fuori del nostro controllo, quasi magico e sufficiente per risultare eccellenti in qualche attività.

Chi ha talento rischia di diventare, quindi, una persona che ha vinto alla slot machine e che ha avuto una grandissima botta di fortuna! Chi lavora alla ricerca del talento corre invece il rischio di diventarne schiavo, facendosi abbagliare dalle sirene luminose e accecanti delle slot machine!

Addentrandosi appena un pochino all’interno dell’affascinante e complesso mondo  Talento, tuttavia, possiamo scoprire che la realtà è ben diversa da come ce la immaginiamo.

 

ICEBERG E ILLUSIONI: la scelta di cosa vogliamo vedere

Digitando su Internet “The Iceberg Illusion” potete trovare un’immagine che mostra l’iceberg del successo. La parte sopra il pelo dell’acqua è il successo, detto anche “quello che la gente vede”, mentre la parte sommersa è invece “quello che la gente non vede”. Tra le cose che, spesso, non vengono viste possiamo trovare elementi come: resilienza, resistenza, buone abitudini, fallimento (avete letto bene, chi ha successo sbaglia), lavoro duro, dedizione, ecc…

Quello che accade con il successo, può accadere spesso anche con il talento. Quando osserviamo una persona eccellere in qualcosa apparentemente (!!!) senza fare fatica arriva automatica la convinzione di essere alla presenza di un talento innato e naturale.

Questo, in parte, è un po’ colpa del nostro cervello, che, lavorando per principio di economia e conseguente risparmio energetico, tende a semplificare alcune situazioni portandoci a cadere nell’illusione dell’iceberg descritta sopra. L’altra parte della colpa è nostra dal momento che ci fidiamo ciecamente di una prima impressione senza approfondire la conoscenza di questa slot machine così attraente da attirare la nostra attenzione.

 

CASINÒ, SCELTE E SCOMMESSE: talenti esplosi ed implosi

Il draft NBA rappresenta con ogni probabilità un esempio gigantesco di casinò zeppo di slot machine. Ogni anno, infatti, i migliori “talenti” delle Università americane (o di altre realtà mondiali) possono essere scelti dalle squadre della NBA potendosi affermare a livello professionistico e facendo le fortune, o disgrazie, delle franchigie. Scout professionisti e dirigenti scelgono quindi atleti rispetto ad altri, continuando a prendere abbagli giganteschi oppure a “pescare” giocatori sconosciuti che diventano stelle del basket americano. Il draft, e cito gli appassionati di basket, “non è una scienza esatta”, sono infatti tante, come abbiamo visto poco fa nel “nostro” iceberg, le componenti che possono fare la differenza tra una performance eccellente, una normale ed una scadente.

Tuttavia l’esempio del draft dimostra come sia facile sbagliare quando si parla di talento intendendolo come qualcosa che “o c’è o non c’è”!

Il talento, infatti, è una particolare abilità che può, e deve, essere sviluppata, allenata ed anche contestualizzata. Partiamo allora, per contestualizzare, dal suo significato originale!

 

TALENTO COME RICCHEZZA: un cambio di prospettiva

La parola Talento deriva dal greco tàlanton che indica una somma di denaro di gran valore (nell’Antica Grecia un talento poteva valere fino a 20kg di argento). Il talento è quindi simbolo di una ricchezza da gestire.

Con il denaro ci possiamo nascere, condizione tuttavia non sufficiente perché esso rimanga (facendo investimenti sbagliati si può perdere). Il denaro può anche essere guadagnato indipendentemente dalle condizioni di partenza e, addirittura, partendo dalla consapevolezza delle proprie condizioni di partenza!

Rileggiamo la frase qui sopra sostituendo alla parola “denaro” la parola “talento” ed ecco un cambio di prospettiva decisamente interessante, all’interno del quale scompare l’idea di un qualcosa che è solamente innato. Probabilmente il vero e unico talento innato sono le nostre caratteristiche antropomorfe, frutto della combinazione genetica dei nostri genitori, il resto è molto più sotto il nostro controllo di quello che pensiamo.

 

10.000 ORE DI….? TALENTO E PRATICA CONSAPEVOLE

Malcolm Gladwell è l’ideatore della “Regola delle 10.000 ore” per la quale possiamo, in sintesi, diventare molto abili nel fare qualcosa se le nostre ore di pratica raggiungono e, possibilmente, superano la soglia, per l’appunto, delle 10.000 ore. Appare chiaro a tutti che più ci esercitiamo nel fare qualcosa più stiamo costruendo e rinforzando un’abitudine. La domanda a questo punto è:

“E se faccio 10.000 di errori senza rendermene conto?”

Il punto debole di questa regola è esattamente questo.

Allenarsi è importante, allenarsi bene è fondamentale se vogliamo diventare bravi a fare qualcosa.

In questa ottica il talento visto come ricchezza è un qualcosa che va coltivato, facendo giusti investimenti, lavorando su di esso per poterlo sviluppare. Daniel Coyle nei suoi interessantissimi libri “Il codice del talento” (“The talent code”) e “Piccolo manuale del talento” (“The little book of talent”) parla esattamente di questo nuovo approccio al mondo delle eccellenze, fornendo anche molte proposte pratiche sia per scoprire che per imparare a coltivare i propri talenti!

 

CONCLUSIONI

Sul talento c’è ancora molto da dire, ma per poterlo dire occorre vederlo come qualcosa di raggiungibile, sul quale e col quale si può lavorare!

Temo che la parola talento stia diventando inflazionata e mal interpretata. Un uso scorretto del suo potente significato legato alla crescita ed allo sviluppo personale può portare a:

  • scelte sbagliate (selezioni precoci o errate, giudizi frettolosi, stereotipi condizionanti, ecc…)
  • passività (se il talento è qualcosa che c’è o non c’è, allora se non ce l’ho non ha senso allenarmi di più/meglio/ecc..)
  • mancanza di consapevolezza e fiducia nei propri mezzi e nelle proprie capacità

Quello che il buon senso, ma anche la ricerca, sta iniziando a dirci invece è:

  • Il talento è un concetto più pratico di quello che pensiamo
  • Il talento è in tutti noi, non solo in alcuni
  • Più che parlare di talento è corretto parlare di potenzialità
  • Le nostre potenzialità devono essere allenate con consapevolezza

A questo punto potrei restare fedele all’immagine del talento come slot machine e dirvi “giocate responsabilmente (con il vostro talento e quello degli altri)”, ma forse la frase che meglio esprime il mio pensiero è:

“Non nascondere i tuoi talenti, sono stati fatti per essere usati. Cosa è una meridiana nell’ombra?”
(Benjamin Franklin)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *