Lavoro

Diventare grandi nello sport: uscita dal settore giovanile ed outplacement.

Facciamo un piccolo esercizio di immaginazione: siete dei/delle giovani atleti/e, appassionati/e della vostra disciplina nella quale vi allenate con costanza ed impegno partecipando a gare/competizioni con buoni risultati. Attraversate tutti gli step e le categorie di settore giovanile che la vostra disciplina prevede in base ai regolamenti delle varie federazioni. Siete alla vostra ultima annata di settore giovanile, magari ai vostri ultimi mesi di allenamento o di gare. Siete alla fine di un percorso. Non siete stati atleti/e di altissimo livello in grado di spiccare o di raggiungere il professionismo, magari il professionismo non vi è mai interessato. Forse siete stati i/le meno bravi/e della vostra squadra o della vostra società, eppure amate il vostro sport e vorreste continuare a praticarlo.

Ma cosa vi aspetta dopo?

C’è il livello senior della società nella quale siete cresciuti/e nella quale potreste andare. Immaginate di andarci. Improvvisamente entrate in un mondo nuovo, con persone nuove, regole nuove, dinamiche completamente diverse rispetto a quelle del settore giovanile.

L’alternativa è, non essendo sufficientemente bravi, cercare un’altra squadra, in un’altra società, magari in un’altra città perché, nel frattempo, vi siete trasferiti/e per motivi di lavoro o di studio. Di nuovo un altro mondo, di nuovo altre persone, di nuovo dinamiche diverse rispetto a quelle a cui eravate abituati.

Come ti sentiresti se fossi questo/a giovane?

Cosa è possibile fare?

Ok, l’esercizio è finito. Il bello dello sport è che offre momenti di crescita come questo, in cui ci si mette in gioco e si impara a vivere e convivere con ed all’interno della diversità. Tuttavia non tutti/e i/le ragazzi/e arrivano a questo salto avendo le risorse mentali, emotive e la capacità per saperlo gestire (pensiamo, per esempio, alle discipline sportive in cui c’è una forte selezione in età adolescenziale).

Alle volte i ragazzi e le ragazze che compongono il settore giovanile nemmeno sanno quali alternative hanno dopo aver concluso la loro attività di settore giovanile. I risultati di questo processo possono essere: confusione, delusione, difficoltà di ambientamento, rischio di abbandono ed altro ancora.

Provate ad immaginarvi una situazione come quella dell’esercizio di immaginazione ma rapportatela al mondo del lavoro in cui siete lavoratori con contratti in scadenza (come purtroppo capita spesso). Le domande restano le medesime: come vi sentireste o come vi sentite se vi trovate in questa situazione? Cosa è possibile fare?

In ambito lavorativo ed anche in ambito sportivo esiste una pratica per descrivere ed affrontare questo momento di uscita da un ambiente e di ricollocamento: outplacement.

“L’outplacement è la branca della consulenza nell’ambito delle risorse umane che si occupa di accompagnare le persone in uscita da un’azienda nella ricerca di nuove opportunità professionali.[…] L’outplacement è un servizio specialistico […] in cui un’azienda offre a proprie spese ad un proprio dipendente dal quale intende separarsi un servizio personalizzato per aiutarlo a trovare un nuovo lavoro.” (Fonte Wikipedia)

La vita è un percorso fatto di momenti di transizione, ed anche gli sportivi, al termine della loro carriera, attraversano un momento di uscita da un mondo, quello sportivo, e di entrata in un altro. Gli atleti professionisti, in particolare, passano dal dedicare gran parte del loro tempo alla propria disciplina al doversi ricollocare in un mondo, a volte, diverso da quello sportivo.

L’uscita dal mondo dello sport è un momento molto delicato e non sempre facile come può sembrare per tutti gli atleti. Solo la settimana scorsa, per esempio, sulla mia pagina Facebook ho condiviso un articolo de “La Stampa” nel quale si diceva che circa il 50% dei giocatori NBA, dopo il ritiro, mostra problemi economici e di gestione della propria vita. Non bisogna quindi dare per scontato che tutti gli atleti riescano ad effettuare il passaggio ad ex-atleti nella stessa maniera e con la stessa efficacia e capacità! Da questi ragionamenti deriva l’importanza e l’utilità dei servizi di outplacement anche in ambito sportivo!

Se però ripensiamo all’esercizio proposto all’inizio di questo articolo è possibile rendersi conto di come non bisogni dare per scontato che anche l’uscita da un settore giovanile sia una fase di transizione facile. In questo senso c’è somiglianza  con i lavoratori (anche se i vissuti di chi perde/cambia il lavoro sono chiaramente più forti) che escono da un’azienda e con gli atleti che devono ricollocarsi dal momento che:

  1. Anche loro sono in fase di ricollocamento, passano da una ditta “juniores” caratterizzata da obiettivi e metodologie specifiche ad una “seniores” con obiettivi e dinamiche differenti.
  2. Anche loro rischiano la disoccupazione (sportiva ovviamente) dal momento che rischiano l’abbandono.
  3. Anche loro hanno bisogno di orientamento e di riflettere sulle sue competenze e sugli ambiti all’interno dei quali queste possano spendersi.

Ecco perché ritengo che sia opportuno, per chi si occupa di settore giovanile (allenatori, dirigenti, genitori di atleti), porre attenzione agli aspetti psicologici di questo momento di transizione, dialogando e ragionando insieme ai giovani atleti su:

  • I loro obiettivi sportivi e non (Che livello voglio raggiungere nel mio sport? Chi nelle vicinanze può aiutarmi a raggiungere questo livello?).
  • Le loro capacità, i loro valori e le alternative che da esse derivano (Non esiste solo l’atleta, magari si possono indirizzare ragazzi e ragazze a diventare allenatori, dirigenti, arbitri. Così facendo si aiuta il/la giovane ad orientarsi e nel mettere in gioco le proprie conoscenze e competenze in ambiti differenti ma comunque legati allo sport).
  • Le differenze che devono aspettarsi passando da “junior” a “senior”, in modo da favorire il loro inserimento e capire, insieme a loro, quali caratteristiche li/le possano aiutare in questo passaggio.

Fare sport fa bene alle persone, ecco perché è fondamentale dialogarci, formarle, orientarle ed accompagnarle come se fossero all’interno di un percorso di outplacement in modo che esse possano trovare il modo migliore e per loro positivo di restare più a lungo possibile nel contesto sportivo.
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